Durante la tua visita ad Arona, ti consigliamo di prestare una visita alla Collegiata della natività di Maria Vergine, parrocchiale della città che fa parte della sua unità pastorale.
La “Chiesa vecchia di Santa Maria“, che sorgeva sul terreno dove è stata costruita la “Chiesa nuova”, risaliva all’XI secolo e il campanile della struttura originaria è rimasto sul retro del nuovo edificio. Non è chiaro quando sia stata completata la costruzione del nuovo edificio, ma esiste una documentazione scritta del 24 dicembre 1467 dell’Abbazia dei Santi Gratiniano e Felino, conservata presso l’Archivio di Stato di Torino, in cui si afferma che un gruppo di famiglie fu chiamato a nominare un cappellano per la cappellania di San Giovanni Battista che era stata restaurata nella “Chiesa Nuova di S. Maria” nel borgo di Arona.
Insieme al Museo Civico Archeologico di Arona, la Colleggiata della natività di Arona è una delle mete da visitare a tutti i costi se incentriamo la nostra vacanza sulla scoperta dei luoghi più affasscinanti del Lago Maggiore.
Storia e la costruzione della Collegiata della natività
Prima dell’edificazione della “Chiesa Nuova” c’era una “Chiesa Antica di Santa Maria” risalente all’XI secolo, situata nella parte posteriore del nuovo edificio. Non si ha una data certa dell’edificazione di quest’ultimo, ma in un manoscritto risalente al 24 dicembre 1467 redatto dall’Abbazia dei Santi Gratiniano e Felino e conservato presso l’Archivio di Stato di Torino si legge che un gruppo di famiglie è chiamato ad indicare il cappellano della cappellania di San Giovanni Battista “restaurata presso la Chiesa Nuova di S. Maria nel borgo di Arona”.
La seconda conferma si ha da un documento risalente al 1468, un atto notarile dell’inventario dei beni immobiliari dell’Abbazia, dove si cita un diritto di passaggio dal presbiterio della “Chiesa Nuova” su alcuni terreni dell’abbazia situati tra di essa e la chiesa di Santa Maria (probabilmente ancora presente a quel tempo).
Il popolo aronese finanziò la realizzazione del nuovo edificio grazie a un contratto d’appalto risalente al 1488, riguardante la fornitura di opere e materiale per realizzare tre cappelle nella Chiesa Nuova, dove vengono menzionati tre cittadini di Arona.
Nello stesso periodo l’abbazia stava ricostruendo la Chiesa dei Santi Martiri, a pochissimi metri di distanza. Da qui si instaurò una sorta di competizione con il cantiere degli abati, e gli aronesi decisero di consacrare la Chiesa prima della conclusione dei lavori, per ottenere il riconoscimento ufficiale come chiesa cittadina, svincolandosi così dai Santi Martiri. La Chiesa venne consacrata il 12 marzo 1488, anche se incompleta in quel momento.
Non è stato possibile risalire al disegno architettonico originale e neppure al progettista della nuova costruzione.
Durante la consacrazione la facciata era in sasso calcareo della rocca, lo stesso presente nella facciata odierna, ma priva di aperture laterali. A quel tempo era già presente la composizione scultorea della natività, posta sopra il portale fregiato dagli stemmi dei Borromeo.
Non c’erano decorazioni o arredi, e le tre cappelle laterali non erano ancora state costruite, mentre la cappella Maggiore, priva di coro e abside, era chiusa da un muro all’altezza del secondo arco e ai lati, mentre al centro sorgeva l’altare maggiore.
Quando fu consacrata, la chiesa venne nominata come “nuova chiesa della Beata Vergine del borgo di Arona, della diocesi di Milano”. Successivamente, nel 1608 venne aggiunto “della Natività” su espressa richiesta di Federico Borromeo.
Che l’anno prima aveva anche chiesto a Papa Paolo V di conferire alla chiesa il rango di Collegiata. Federico Borromeo era molto affezionato a questa chiesa e finanziò molteplici restauri e ampliamenti delle vetrate, nonché il restauro dell’organo e la decorazione interna con stucchi e affreschi. Donò anche un ciclo di tele del Morazzone, tuttora presenti.
Nel 1610 donò alla Collegiata il palio della mitra e il bastone pastorale di Carlo Borromeo. Il periodo barocco vide la costruzione del campanile, voluto dall’arciprete Carlo Litta nel 1662, che fu innalzato dall’antico campanile romanico.
Federico Borromeo era particolarmente legato a questa chiesa, finanziando con mezzi propri molti lavori, come l’ampliamento delle finestre, il rinnovo dell’organo e la decorazione degli interni con stucchi e affreschi. Decise anche di donare un ciclo di tele Morazzone tuttora presenti.
La cella campanaria, costruita per volontà dell’arciprete Carlo Litta, permette di sopraelevare il campanile romanico e risale all’età barocca.
Altre modifiche si susseguirono tra il 1856 e il 1910, tra cui la costruzione del coro, il restauro del presbiterio, l’apertura di un grande oculo sulla facciata, o le finestre che furono portate a sesto acuto. Inoltre tutto l’apparato decorativo venne rivisto e rifatto, seguendo lo stile neoromanico.
La pianta basilicale ha uno stile ibrido tra neogotico e neobizantino, con un rivestimento delle pareti in finto marmo, mantenuto fino ad oggi.
Il suo interno
L’interno della Collegiata presenta tre navate con archi sostenuti da pilastri ottagonali con capitelli. Ci sono volte sono a crociera e tutta la decorazione interna risale alla seconda metà dell’Ottocento.
La navata centrale termina con presbiterio e coro, mentre nelle navate laterali si aprono due cappelle, e, sempre due cappelle le concludono sul fondo.
All’interno potrai trovare diverse opere, come il Polittico della Natività di Gaudenzio Ferrari. Composto da sei pannelli e tre piccoli riquadri alla base, che oggi risiede all’interno della cappella degli Innocenti.
Le navate laterali e le cappelle presentano decorazioni raffiguranti un ciclo di tele marine del Morazzone, e alcuni affreschi nel presbiterio che sono ormai scomparsi.
Federico Borromeo donò alla chiesa anche un dipinto dell’Immacolata, un’opera di Carlo Francesco Nuvolone.