Non so se ti è mai capitato di cercare un posto tranquillo, un luogo dove il tempo rallenta e il panorama ti abbraccia come un vecchio amico. Io l’ho trovato a Ranco, un piccolo borgo affacciato sulla sponda lombarda del Lago Maggiore. Ci sono arrivato quasi per caso, seguendo il consiglio di un amico che conosce bene la zona, e te lo dico subito: è stata una delle scoperte più belle degli ultimi anni.
Questo è il racconto del mio viaggio, ma anche una guida pratica se stai pensando di esplorare una perla poco battuta del turismo di massa. Ti parlo come se fossimo al bar, davanti a un caffè, e ti stessi raccontando dove andare, cosa non perdere e cosa aspettarti. Pronto? Si parte.
Dove si trova Ranco
Dove si trova il paese di Ranco? Ranco (in dialetto varesotto si dice Rànc) si trova in Lombardia, nella provincia di Varese, a poco più di 200 metri sul livello del mare. È incastonato tra i comuni di Ispra e Angera e si affaccia direttamente sul Lago Maggiore, con uno sguardo che abbraccia l’acqua e le montagne sullo sfondo.
È uno di quei posti che all’inizio sembra solo un punto sulla mappa, ma che una volta vissuto ti resta dentro. Il paese si sviluppa tra il colle di San Quirico e il promontorio del Parco del Golfo della Quassa, ed è proprio questa combinazione tra lago, bosco e altura a renderlo così speciale.
Storia di Ranco, Lago Maggiore
Passeggiando per le viuzze di Ranco, con il lago che ogni tanto sbuca tra le case e il verde che abbraccia tutto, ho avuto la netta sensazione di trovarmi in un luogo dove il tempo ha deciso di andare piano. Qui ogni pietra sembra avere una memoria, ogni scorcio racconta una storia che affonda le radici in secoli di eventi, battaglie e vita quotidiana.
La storia di Ranco è strettamente intrecciata a quella di Angera, la “sorella maggiore” che domina il paesaggio con la sua rocca. Uno degli episodi più emblematici risale al lontano 1276, quando proprio qui si combatté la Battaglia della Guazzera, uno scontro sanguinoso tra due delle più potenti famiglie lombarde del tempo: i Visconti e i Torriani. Immagina questo: un piccolo villaggio circondato dalla natura, trasformato improvvisamente in campo di battaglia per il controllo politico del territorio. A pensarci oggi, con il silenzio che regna sovrano, fa un certo effetto.
Durante il Trecento, Ranco era divisa tra il potere spirituale e quello secolare: una parte apparteneva al monastero degli Umiliati di San Lorenzo di Cannobio, l’altra al duca di Milano Gian Galeazzo Visconti. Col tempo, tutto il territorio finì sotto il dominio della famiglia Borromeo, feudatari potenti e lungimiranti che lasciarono tracce ovunque lungo le rive del Lago Maggiore. Il legame con i Borromeo è ancora oggi evidente, soprattutto nella vicina Rocca di Angera, ma anche nel modo in cui la terra e il lago sono stati organizzati e vissuti per secoli.
Non mancano episodi più recenti ma comunque suggestivi. Durante il periodo napoleonico, nel 1809, Ranco perse temporaneamente la propria autonomia amministrativa e fu annessa ad Angera. La stessa cosa accadde nel 1928, sotto il regime fascista. Ma in entrambi i casi, appena i regimi caddero, Ranco tornò ad essere un comune indipendente, nel 1816 e poi definitivamente nel 1956. Una sorta di testardaggine storica, che riflette bene il carattere dei suoi abitanti: legati alla propria identità, alla propria terra.
E poi c’è un aneddoto che, da amante della letteratura, mi ha colpito dritto al cuore. Gianni Rodari, sì proprio lui, il maestro della fantasia e delle “favole al telefono”, fu insegnante elementare a Ranco nell’anno scolastico 1940-1941. Allora il paese era ancora una frazione di Angera. Rodari insegnava nella scuola elementare e partecipava anche agli scrutini, come testimoniano alcuni documenti conservati. Pensare che uno dei più grandi autori per ragazzi abbia condiviso un pezzo di strada con questo piccolo borgo aggiunge un’aura poetica a ogni angolo. Quando ho scoperto questa storia, non ho potuto fare a meno di cercare la scuola. L’edificio è cambiato, certo, ma la suggestione resta.
E poi c’è il nome: Ranco. Semplice, ma con un’origine che racconta molto. Deriva probabilmente dal verbo lombardo “rancàr” o “roncàr”, che significa “disboscare”, “bruciare i boschi per fare spazio ai campi”. È una testimonianza di quando queste zone erano dominate da foreste fitte, e gli uomini dovevano guadagnarsi ogni centimetro di terra coltivabile. Una parola che evoca fatica, ma anche radicamento, trasformazione, tenacia.
Ranco, insomma, è un luogo che ha vissuto tutto: il fragore delle battaglie medievali, la pazienza della vita contadina, le turbolenze della storia moderna, e perfino un tocco di genio letterario. È un borgo piccolo, ma pieno di memoria. E ogni volta che torno, mi sembra di ascoltare un’altra pagina del suo racconto.
Ranco: cosa vedere
Te lo dico con sincerità: Ranco non è una di quelle località turistiche del Lago Maggiore o di quei luoghi che ti travolgono con mille attrazioni da spuntare come in una checklist. No, qui è tutto più sottile, più intimo. È un posto che va assaporato lentamente, con il passo di chi non ha fretta, come si fa quando si è in vacanza con la testa e non solo con i piedi.
A Ranco bisogna lasciarsi guidare dai sensi: il profumo del bosco umido dopo una pioggia estiva, il suono delle campane che rintoccano nell’aria, il riflesso del sole che danza sull’acqua del lago. È in queste piccole cose che si nasconde la sua bellezza.
Eppure, ci sono dei luoghi che ti consiglio davvero di non perdere. Ecco quelli che, per me, hanno fatto la differenza.
La Chiesa di S.S. Martino e Lorenzo
Appena sono entrato, mi ha colpito il silenzio. Ma non il silenzio vuoto, bensì quello carico di presenza e di storia, come se le preghiere di un tempo ancora vibrassero tra le pareti. La chiesa, costruita in stile barocco, ha un’unica navata accogliente, affrescata da Antonio Candeo all’inizio del ‘900. I colori sono tenui, ma vivi, e la luce che filtra dalle finestre sembra accarezzare ogni dettaglio.
Uno degli angoli che mi è rimasto più impresso è la cappella dedicata alla Madonna del Rosario, con una statua proveniente da Ortisei, che ha sostituito quella antica originaria di Angera. È uno di quei luoghi dove si entra per curiosità e si resta per raccoglimento.
Ah, e se ti piacciono i dettagli artigianali, dai un’occhiata al pulpito ligneo: realizzato nel 1928, è finemente scolpito e racconta, pannello dopo pannello, una devozione che sa di mani sapienti e cuori fedeli.
Il Parco Gianni Rodari
Ti confesso che quando ho scoperto che questo parco era dedicato a Rodari ho sorriso: che posto migliore per uno spazio verde pensato per famiglie e bambini?
Il Parco Gianni Rodari si trova proprio lungo il lago, ed è una delle zone più vive e piacevoli del paese. Io ci sono passato al tramonto e ti assicuro che è un’esperienza che resta nel cuore. I raggi del sole che scendono dietro le montagne si riflettono sul lago, regalando giochi di luce dorata che sembrano usciti da un sogno. I bambini corrono felici, gli adulti chiacchierano sulle panchine, qualcuno passeggia in silenzio: ognuno trova il suo modo di stare.
Se cerchi un posto dove rallentare, magari con un libro o semplicemente con i pensieri, è qui che devi venire. Portati un panino, siediti sull’erba, e goditi la semplicità.
Il Sass Cavalasc (Sasso Cavallazzo)
Questo è uno di quei luoghi che non ti aspetti. Quando mi hanno parlato di un “masso erratico” pensavo a una cosa geologica, sì interessante, ma un po’ fredda. E invece… è stato amore a prima vista.
Il Sass Cavalasc è un enorme masso di origine glaciale, portato qui dalle antiche lingue di ghiaccio che un tempo coprivano le Alpi. Giace placido sulla riva del lago, come se fosse sempre stato lì ad aspettarti. La sua forma ricorda vagamente una testa di cavallo, da cui il nome, ed è diventato una sorta di simbolo di Ranco.
Per raggiungerlo, ho seguito un sentiero che parte dal parcheggio vicino al campo da rugby. Bastano pochi minuti di camminata nella natura — niente di faticoso — e si arriva in un punto che sembra fuori dal mondo. Il mio consiglio? Vai al mattino presto. L’aria è frizzante, il silenzio è totale, e la luce che accarezza il masso rende tutto ancora più suggestivo.
C’è anche qualcosa di misterioso in quel masso, quasi sacro. Non è solo una roccia: è una memoria vivente del tempo, un frammento di ghiacciaio che ha attraversato millenni per fermarsi proprio lì. Ho passato quasi mezz’ora seduto accanto, a guardare il lago e a lasciar scorrere i pensieri.
La strada vecchia e il Ponte dei Caravalle
Se sei come me e hai una debolezza per i luoghi dove il tempo sembra essersi fermato, la “strada vecchia” che unisce Ranco ad Angera è una passeggiata che non puoi perdere. Non aspettarti nulla di monumentale: qui non troverai viali ampi o indicazioni turistiche patinate. Quello che trovi è un sentiero che profuma di storia, stretto, a tratti scosceso, che corre sul fianco del monte San Quirico. Una via di collegamento utilizzata per secoli dagli abitanti del posto, oggi trasformata in un piccolo viaggio nel tempo.
Lungo il percorso, proprio nel quartiere Massèe, mi sono imbattuto in qualcosa che mi ha lasciato a bocca aperta: una fontana costruita riutilizzando un sarcofago romano. Sì, un vero sarcofago di epoca imperiale, con tanto di iscrizione ancora visibile, usato come vasca per l’acqua. È il tipo di scoperta che non ti aspetti, il dettaglio che ti fa sentire come un esploratore.
Poco più avanti, in mezzo alla vegetazione, si apre una piccola radura e lì appare il Ponte dei Caravalle, un autentico gioiello nascosto. Costruito nel 1770, il ponte scavalca il vallone che raccoglie le acque pluviali della collina, e lo fa con una sola arcata in mattoni e pietra elegantemente sagomata. Oggi è stato ristrutturato e reso sicuro, ma ha mantenuto tutto il suo fascino rustico.
Mi ci sono fermato per qualche minuto, seduto su una pietra, ascoltando solo il rumore dell’acqua e il canto degli uccelli. È uno di quei posti che non trovi sulle guide, ma che ti restano dentro.
Il vecchio forno e la fontana in Massèe
Se non sai cosa fare a Ranco, questo è uno degli angoli più affascinanti, non tanto per la bellezza “da cartolina”, quanto per l’anima che ancora si respira tra quelle mura.
In via Roma, all’angolo con via Acquedotto, nascosto tra le case del quartiere Massèe, si trova un vecchio forno da panificazione. Era un forno comune, utilizzato in passato dagli abitanti della zona per cuocere il pane — un’epoca in cui si condividevano i gesti, i tempi, le attese. Oggi il forno è stato recuperato e trasformato in una piccola esposizione, dove sono conservati antichi attrezzi da lavoro, utensili della vita contadina e oggetti che raccontano la semplicità (e la durezza) di un tempo.
Accanto, c’è un’altra fontana con una vasca fatta anch’essa da un sarcofago romano — e la cosa incredibile è che questo è il secondo reperto antico adattato alla vita quotidiana che trovo in meno di 500 metri. È come se il passato fosse stato messo a disposizione del presente, senza troppi fronzoli, ma con rispetto.
Per me è stato come entrare nel cuore di Ranco, nel suo passato più autentico, fatto di fatica, condivisione e silenziosa bellezza.
La Spiaggia di Ranco
Se ti stai chiedendo se a Ranco si possa anche semplicemente stendere un asciugamano e goderti il lago, la risposta è sì, e ti dirò di più: è proprio una delle esperienze più belle e rilassanti che puoi fare qui. La spiaggia di Ranco non è enorme né attrezzata come quelle dei grandi centri turistici, ma è perfetta nella sua semplicità. Si trova vicino al lungolago, a pochi passi dal Parco Gianni Rodari, ed è una piccola lingua di ghiaia e prato che si affaccia su un’acqua pulita e trasparente. Quando ci sono stato, ho visto famiglie, coppie e anche qualche solitario lettore con i piedi a mollo. Nessuna musica sparata, nessun caos: solo il suono dell’acqua e il profumo dell’estate.
Il mio consiglio? Portati un telo, un libro e magari qualcosa da mangiare. La mattina è perfetta per nuotare, mentre il pomeriggio è ideale per prendere il sole guardando le barche che passano al largo. E se ti fermi fino a sera, godrai di un tramonto davvero indimenticabile.
>> Vedi anche: Le migliori spiagge del Lago Maggiore
Fare la passeggiata a Ranco
Una delle cose che ho amato di più a Ranco è quanto sia facile camminare lentamente, senza meta, lasciandosi semplicemente guidare dalla bellezza del posto.
La passeggiata più piacevole parte proprio dal lungolago e si snoda tra sentieri, vialetti ombreggiati e scorci da cartolina. Si può camminare lungo il Parco Gianni Rodari, proseguire verso la zona della spiaggia e poi inoltrarsi nella strada vecchia che porta verso Angera, costeggiando il monte San Quirico. Questo tratto è perfetto per chi ama le atmosfere silenziose, con il solo rumore dei propri passi e il canto degli uccelli.
Lungo il cammino si incontrano fontane storiche, vecchie cascine, punti panoramici e massi erratici come il celebre Sass Cavalasc. Ogni passo è un’occasione per scoprire qualcosa: un profilo del lago che cambia, una villa nascosta tra gli alberi, un angolo di bosco che sembra dipinto.
Io ho camminato senza fretta, lasciando il telefono in tasca, e ti assicuro che è stata una delle cose più rigeneranti del viaggio. Se anche tu hai bisogno di staccare la spina, questa passeggiata è un toccasana.
Cosa vedere nei dintorni di Ranco
Una delle cose che ho apprezzato di più di Ranco è la sua posizione strategica. Sei nel cuore di una zona ricca di bellezze naturali, borghi affascinanti e angoli romantici tutti da scoprire. Non serve fare lunghi spostamenti: bastano pochi chilometri per ritrovarsi immersi in paesaggi mozzafiato, tra isole, sentieri nel verde e gioielli architettonici. Ecco alcune tappe che ti consiglio col cuore, basate sulla mia esperienza diretta.
Le Isole Borromee
Se non hai mai visitato le Isole Borromee, ti assicuro che vale il viaggio anche solo per loro. Io ho preso una barca da Angera (che si trova a circa 10 minuti di auto da Ranco) e ho fatto il classico tour delle tre isole principali. È stata una giornata indimenticabile.
- Isola Bella è la più scenografica: il Palazzo Borromeo è un capolavoro di arte barocca, con saloni ricchi di affreschi e giardini a terrazze che sembrano sospesi sul lago. Le statue, i giochi d’acqua, le viste panoramiche: qui tutto parla di bellezza.
- Isola Madre, invece, è un paradiso verde. Il giardino botanico è un tripudio di piante esotiche, pavoni che girano liberi e angoli ombreggiati perfetti per chi cerca tranquillità. Io ci ho pranzato sotto un glicine in fiore: uno di quei momenti da incorniciare.
- Isola dei Pescatori, la più piccola e autentica, è un antico villaggio ancora abitato, con casette colorate, viuzze strette e ristoranti con tavolini sull’acqua. Lì ho mangiato un risotto al pesce persico che ancora sogno.
Il Parco del Golfo della Quassa
Se ami le passeggiate nella natura, questo è uno dei percorsi che non puoi perderti. Il Parco del Golfo della Quassa si estende tra Ranco e Ispra e offre un itinerario facile e rilassante che attraversa boschi silenziosi, prati fioriti e zone umide ricche di fauna. È ideale soprattutto in primavera o in autunno, quando i colori della natura sono uno spettacolo a cielo aperto.
Durante la camminata, ti imbatti anche in una costruzione curiosa e un po’ malinconica: il mausoleo di Castelbarco, una tomba monumentale risalente alla seconda metà dell’800, immersa tra gli alberi. Un luogo silenzioso e affascinante, perfetto per una breve sosta.
Io ho fatto il percorso in un pomeriggio di sole dopo la pioggia: l’aria era frizzante e l’odore della terra bagnata rendeva tutto ancora più autentico. Scarpe comode, una bottiglietta d’acqua e tanta voglia di lasciarsi sorprendere: è tutto ciò che ti serve.
Il Sentiero di San Quirico
Questo è stato uno dei momenti più belli del mio soggiorno a Ranco. Il Sentiero di San Quirico è un itinerario ad anello che parte dalla frazione di Uponne (dove puoi tranquillamente lasciare l’auto) e si snoda tra boschi e antichi sentieri rurali, fino a raggiungere la chiesetta di San Quirico, posta in cima al colle omonimo.
Il percorso è semplice e ben segnalato, adatto anche a chi non è un escursionista esperto. La salita è lieve ma costante, e l’ambiente cambia passo dopo passo: si passa da strade sterrate a tratti boscosi, fino ad arrivare su un piccolo altopiano da cui si apre una vista straordinaria sul Lago Maggiore, sulla Rocca di Angera e, nei giorni limpidi, anche sulle cime alpine.
Quando sono arrivato alla chiesa, mi sono seduto sul muretto e ho tirato fuori una mela dallo zaino. Il silenzio, il vento leggero e quella vista immensa… mi sono sentito piccolo e grato allo stesso tempo.
La Rocca Borromea di Angera
A meno di un quarto d’ora da Ranco, sorge un luogo che sembra uscito da una fiaba: la Rocca Borromea di Angera. Ci sono arrivato in una mattina d’autunno, con il cielo terso e il lago che rifletteva i colori delle foglie. Da lontano, la Rocca appare maestosa, appollaiata su uno sperone di roccia che si tuffa nelle acque del Lago Maggiore. Ma è solo quando entri che ti rendi conto di quanto sia speciale.
La struttura è un autentico castello medievale, conservato con grande cura, con torri, cortili e sale affrescate. Camminando tra le mura, si respira l’atmosfera delle antiche signorie lombarde, ma anche una certa eleganza “borromaica” che rende tutto più raffinato.
Al suo interno si trova un museo davvero unico: il Museo della Bambola e del Giocattolo, tra i più importanti d’Europa. Devo ammettere che all’inizio ero un po’ scettico (pensavo fosse una cosa più per bambini), ma poi mi sono ritrovato affascinato dalle collezioni: dai primi bambolotti ottocenteschi in cera alle bambole di porcellana, dai giochi in legno alle miniature dei salotti borghesi. È un viaggio attraverso l’infanzia, ma anche attraverso l’arte e il costume.
E poi c’è la vista dalla torre. Salire fin lassù e affacciarsi sull’intero bacino del lago, con le montagne in lontananza e i tetti rossi di Angera ai tuoi piedi, è uno di quei momenti che non si dimenticano. Secondo me, anche solo questo panorama vale l’intero biglietto.
Stresa e Villa Pallavicino
Stresa è la classica regina elegante del Lago Maggiore. Ci sono stato in una giornata uggiosa, di quelle in cui il cielo è basso e la pioggia fine accarezza le strade… ma nonostante il tempo grigio, il suo fascino era assolutamente intatto.
A circa 30-40 minuti di macchina da Ranco, è una gita perfetta da fare in giornata. Appena arrivi, vieni accolto da un lungolago curatissimo, costellato di aiuole fiorite, lampioni d’altri tempi e hotel storici in stile liberty. Alcuni sembrano davvero usciti da un romanzo di inizio Novecento.
Stresa è romantica, raffinata, e anche un po’ nostalgica. Il posto perfetto per una passeggiata lenta, magari con un gelato in mano o durante l’ora dell’aperitivo. Se hai tempo, prendi la funivia per salire al Mottarone: da lassù la vista è davvero spettacolare.
Ma la vera sorpresa, per me, è stata Villa Pallavicino. Non è solo un parco, è un’oasi di bellezza e vita, immersa nel verde. Si tratta di un grande parco zoologico, dove gli animali vivono in ampi spazi e spesso in semi-libertà. Mentre camminavo tra gli alberi secolari — alcuni sono davvero giganteschi, come i Lyriodendri e i Ginkgo biloba — mi sono imbattuto in lama, daini, caprette tibetane, zebre e canguri, tutti a pochi passi da me.
>> Scopri anche: Dove mangiare a Stresa spendendo poco
Quando andare a Ranco
Ti dico la verità: Ranco è affascinante in ogni stagione, ma se devo scegliere il momento ideale per viverla al meglio, ti suggerisco l’estate.
Durante l’estate sul Lago Maggiore, il borgo si anima senza mai perdere la sua tranquillità. Il lungolago si riempie di vita, le giornate si allungano, la brezza che arriva dal lago rende il caldo più che sopportabile, e si respira quell’atmosfera da vacanza rilassata che difficilmente trovi altrove. Ci sono stato durante il Ferragosto sul Lago Maggiore, e ricordo ancora i fuochi d’artificio che illuminavano il cielo sopra il Parco Gianni Rodari, con il riflesso tremolante sull’acqua e le persone con il naso all’insù. Un momento di pura meraviglia.
Ma Ranco ha il dono di trasformarsi senza mai perdere la sua identità.
In inverno, ad esempio, il paesaggio si fa silenzioso, quasi intimo. Le luci di Natale che si riflettono sull’acqua, il profumo di legna nell’aria, le passeggiate lente con la sciarpa ben stretta al collo… il Natale sul Lago Maggiore qui assume un’atmosfera tenera e raccolta, perfetta per chi cerca qualcosa di autentico e senza eccessi.
E se cerchi un modo diverso per salutare l’anno, il Capodanno sul Lago Maggiore può essere davvero speciale: niente caos, niente clacson, solo una cena con vista, il tintinnio dei calici e magari una passeggiata romantica sotto le stelle, col lago come sfondo.
Primavera e autunno, infine, sono perfetti per gli amanti del trekking e delle escursioni: meno gente, colori intensi, e la sensazione di avere i sentieri (quasi) tutti per te.
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Come arrivare a Ranco
Arrivare a Ranco è semplice, ma non proprio immediato — e forse è anche per questo che riesce a mantenere quel suo fascino tranquillo e un po’ fuori dal tempo. Ti lascio qualche dritta pratica per organizzare al meglio il viaggio, a seconda del mezzo che preferisci.
In auto
Il modo più comodo per raggiungere Ranco è sicuramente l’auto. Da Milano, ad esempio, ci vogliono circa 1 ora e 15 minuti. Basta prendere l’autostrada A8 (Milano-Varese), uscire a Sesto Calende, e poi seguire le indicazioni per Angera e infine Ranco.
L’ultimo tratto è su strade secondarie, ma tranquille, con curve dolci e paesaggi davvero piacevoli: scorci di campagna, vigneti, piccole frazioni… insomma, il viaggio diventa parte dell’esperienza.
In treno
Se preferisci muoverti con i mezzi pubblici, puoi prendere un treno per Sesto Calende o Laveno Mombello, entrambe collegate con Milano.
Da lì puoi proseguire in taxi, con un servizio navetta privato, oppure controllare gli orari degli autobus locali (anche se non sempre sono frequenti, soprattutto nei festivi). È una buona soluzione se non vuoi guidare, ma conviene organizzarsi in anticipo.
In barca
Se già ti trovi sulla sponda piemontese del Lago Maggiore, magari a Stresa, Arona o Laveno, puoi considerare l’opzione più suggestiva: arrivare via lago.
Grazie al servizio di Navigazione Lago Maggiore, è possibile spostarsi comodamente tra le principali località del lago con battelli panoramici e traghetti di linea che fermano anche ad Angera. Da lì, Ranco è a soli 10 minuti in auto o taxi.
È un modo rilassante e romantico per goderti il paesaggio, soprattutto in primavera o estate, quando il lago dà il meglio di sé tra colori brillanti e profumo di fiori nell’aria.
Dove dormire a Ranco: i migliori hotel
Non aspettarti grandi hotel, ma tante soluzioni intime e curate. Io ho dormito in un piccolo B&B vista lago, gestito da una coppia deliziosa che mi ha preparato una colazione con marmellate fatte in casa. Se cerchi il relax, Ranco è perfetto per staccare. Ecco alcuni hotel e appartamenti a Ranco dove soggiornare durante un weekend sul Lago Maggiore:
- THERANCOBAY – lake view apartment –
- Hotel Belvedere Ranco
- Il Sole Di Ranco
- La Casa di Giulia – Holiday Home
- La Casa Sul Lago Maggiore – Happy Rentals
- Ranco Lake Sunshine Apartment
- Bnbook La Casa di Orazio & Carla
Per un’offerta più ampia puoi allargare la ricerca anche ai paesi vicini. Dai un’occhiata alla guida dove dormire sul Lago Maggiore per trovare la sistemazione giusta per il tuo stile.