Il Collegio Rosmini si trova nella frazione di Ronco, sulle pendici della collina sopra Stresa che degrada gradualmente verso le sponde del Lago Maggiore, offrendo una splendida vista sul Golfo Borromeo e sulle montagne circostanti. Fondato nel 1835 grazie all’opera di Anna Maria Bolongaro, che donò la sua bella casa al filosofo Antonio Rosmini, fu inizialmente utilizzato come sede del noviziato per poi svilupparsi nell’attuale Centro di accoglienza a carattere religioso, culturale ed educativo.
La Chiesa del Santissimo Crocifisso si trova a lato del Collegio Rosmini. È una meta importante per chi vuole rendere omaggio al filosofo e religioso Antonio Rosmini. Le sue spoglie sono custodite nella cripta, “sorvegliate” da statue raffiguranti i santi che vissero sulle rive del Lago Maggiore. In una cappella laterale è collocato il monumento funebre, opera dello scultore ticinese Vincenzo Vela. Di fronte si trova il sarcofago del poeta e sacerdote rosminiano Clemente Rebora.
I Padri Rosminiani dell’Istituto della Carità, che sono stati tra i padri intellettuali dell’Unità d’Italia e della nostra Carta costituzionale, gestiscono il Collegio Rosmini a Stresa. Il Beato Antonio Rosmini, santo sacerdote e brillante scrittore, fondò l’Istituto della Carità. Nel 1835 un gruppo di Padri Fondatori realizzò la chiesa e il santuario della Santissima Croce, che fu progressivamente ampliato con opere educative, religiose e culturali fino ai primi decenni del Novecento.
Oggi ospita la scuola alberghiera di Stresa ed è un frequentatissimo centro di ospitalità e di attività religiose, culturali, ricreative e di sano riposo. Gruppi, famiglie e singoli sono i benvenuti.
Antonio Rosmini
Il Beato Antonio Rosmini fu un uomo di notevole intelligenza, secondo il Manzoni una delle sei-sette più grandi intelligenze dell’umanità, che scrisse numerose opere. L’edizione completa conta 44 volumi, ma ne avrà circa 80 una volta terminata. Un uomo nato il 24 marzo 1797 a Rovereto, località fortemente italiana, anche se dal 1509 faceva parte dell’Impero austro-ungarico, è oggi conosciuto come Niccolò Tommaseo. Il padre, ad esempio, era un patrizio tirolese, mentre la madre era una Formenti di Riva. Terminò la sua formazione di base nel 1804 e nel 1814. Il Diario personale di Antonio Rosmini dimostra che fin dall’inizio fu chiamato a seguire più da vicino il Signore. Dopo aver sostenuto gli esami finali del liceo imperiale, ottenne voti “eminenti” in filosofia, matematica e fisica (1814-1816).
La facoltà di teologia dell’Università di Padova gli fa conoscere Niccolò Tommaseo, al quale sarà sempre legato da una profonda amicizia. Rosmini si laurea il 23 giugno 1822. Durante il suo soggiorno a Padova, immaginò un’Enciclopedia cristiana italiana come contraltare cattolico all’Encyclopédie di Diderot e d’Alembert (filosofi francesi del XVIII secolo), che dipingeva Dio come un inetto creatore della storia. Per Rosmini era vero il contrario: la ragione non elimina Dio, ma guida l’uomo a riconoscere il suo primato nella storia. Il 9 giugno 1817 indossò l’abito e il 22 giugno 1819 fu tonsurato e ricevette gli ordini minori.
Nel 1819 tornò a Rovereto per prepararsi al sacerdozio e, il 21 aprile 1821, fu ordinato sacerdote a Chioggia. Viene quindi inviato a Lizzana come vicario parrocchiale. Crea una “Regola d’azione” basata sul Vangelo, che comprende due precetti: “Primo, devo pensare intensamente a migliorare me stesso dai miei vizi e a purificare la mia anima dal male che vi è insito fin dalla nascita, senza cercare altri compiti e attività a favore del prossimo. In secondo luogo, non devo rifiutare di offrire i miei servizi quando la Divina Provvidenza me li offre e me li fornisce, poiché Dio è in grado di impiegare chiunque, anche me, per le sue opere e, in tal caso, di preservare l’indifferenza imparziale nei confronti di tutte le attività caritatevoli, eseguendo ciò che mi viene richiesto con un’ansia pari a quella di qualsiasi altro, purché si tratti del mio libero arbitrio”.
Il patriarca Ladislao Pirro di Venezia lo invitò a Roma nell’aprile del 1823. Rosmini fu profondamente colpito dall’incontro con l’anziano Pio VII, che non solo lo incoraggiò a proseguire gli studi filosofici ma anche a dedicarsi alla cultura. La casa di Manzoni era uno dei tanti luoghi milanesi in cui Rosmini socializzava; ebbe modo di leggere I Promessi Sposi nelle sue prime fasi. Manzoni fu il motore dell’amicizia complementare di Rosmini, che è un esempio abbastanza comune. Manzoni cercava in Rosmini ciò che lui stesso non poteva avere, e viceversa.
Sebbene Manzoni fosse un poeta nel cuore, non era un ragionatore sistematico; Rosmini, invece, cercava ogni giorno di scrivere un sonetto, ma gli mancava il lirismo, ragionando troppo; e Manzoni lo ispirava. Manzoni aveva un carattere impetuoso, passionale, che preferiva analizzare piuttosto che sintetizzare; Rosmini, invece, era come il cardinale Federigo Borromeo nei “Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni, che aveva iniziato a scrivere quando aveva conosciuto Rosmini. Poiché il grande romanziere e poeta ammirava l’ideale di sacerdote e di uomo di Rosmini, per il suo amore per l’Italia fu esiliato dall’impero austriaco e si trasferì nella regione piemontese della Savoia, che accolse con piacere.
Nel febbraio del 1828, prima della fondazione dell’Istituto della Carità, un’istituzione religiosa di cui aveva già immaginato il quadro spirituale e il campo di attività, iniziò la Quaresima al Monte Calvario, vicino a Domodossola. Poco dopo, fondò le Suore della Provvidenza. Pur avendo già in mente il quadro spirituale e il campo di attività della sua istituzione, scrisse le Costituzioni dell’Istituto della Carità in due mesi. Il 15 maggio 1829, l’amico cardinale Mauro Cappellari – che sarebbe poi diventato Gregorio XVI – gli procurò un’udienza con il nuovo Papa Pio VIII, di cui conserverà sempre un ricordo indimenticabile. Il Papa sostenne la sua duplice funzione di pensatore e fondatore quando disse: “Ella deve scrivere libri, non immischiarsi nelle preoccupazioni della vita attiva; ha eccellenti capacità logiche, e abbiamo bisogno di scrittori capaci di spaventare gli altri”.
Una pubblicazione italiana, Le massime di perfezione cristiana, fu pubblicata nel 1843, l’anno successivo al suo ritorno a Roma. Consisteva di 56 pagine e fu uno dei testi preferiti di Rosmini fino alla sua morte. Le sei proposizioni che compongono questo libretto, a cui Rosmini ispirò tutta la sua opera, sono: “Per vivere felicemente in un mondo felice, bisogna cercare di renderlo il più perfetto possibile”. La santità è definita come “voler piacere a Dio esclusivamente e infinitamente”. Inoltre, l’obiettivo della Chiesa è “rendere la Chiesa di Gesù Cristo più gloriosa e potente”. La vocazione consiste nel mantenere la propria mente e le proprie azioni concentrate sulla Chiesa di Cristo, restando indifferenti a tutto ciò che accade per preordinazione divina, compresi se stessi e la Chiesa. Bisogna abbandonarsi totalmente alla provvidenza divina. È importante riconoscere il proprio nulla. Il discernimento è il metodo con cui si organizza la propria vita con intelligenza.
Nel 1832 compose Le cinque piaghe della Santa Chiesa, la sua opera più celebre, che fu pubblicata a Lugano nel 1848 senza il suo nome dopo che Pio IX era diventato papa, al suo ritorno al Calvario di Domodossola: la Chiesa cattolica era analizzata come affetta da gravi problemi all’inizio del XIX secolo: “Popolo non associato al clero nel culto pubblico”, “Clero con istruzione e preparazione inadeguata”, “Vescovi divisi”, “Vescovi abbandonati al potere temporale”, “Beni temporali che asservono il clero” e “La nomina di vescovi abbandonati al potere temporale”.
Gli oppositori della decisione di Pio IX di scagionare Rosmini da tutte le accuse mosse contro di lui nel 1854 colsero l’occasione per rinnovare l’attacco. Il 26 aprile 1854, la commissione dichiarò che le opere di Rosmini non contenevano nulla di offensivo e il 3 luglio la sentenza fu di completa assoluzione. Pio IX era esuberante. “Sia lodato Dio”, disse, “che manda tali individui alla Chiesa in vari momenti”. Negli ultimi anni della sua vita, Rosmini morì il 1° luglio 1855 a Stresa, in Italia, dopo una prolungata e agonizzante battaglia di otto ore contro il dolore. Il riconoscimento di Rosmini da parte della Chiesa dovette attendere che ogni questione dottrinale fosse risolta.
Gli oppositori della decisione di Pio IX di scagionare Rosmini da tutte le accuse mosse contro di lui nel 1854 colsero l’occasione per rinnovare l’attacco. Il 26 aprile 1854, la commissione dichiarò che le opere di Rosmini non contenevano nulla di offensivo e il 3 luglio la sentenza fu di completa assoluzione. Pio IX era esuberante. “Sia lodato Dio”, disse, “che manda tali individui alla Chiesa in vari momenti”. Negli ultimi anni della sua vita, Rosmini morì il 1° luglio 1855 a Stresa, in Italia, dopo una prolungata e agonizzante battaglia di otto ore contro il dolore. Il riconoscimento di Rosmini da parte della Chiesa dovette attendere che ogni questione dottrinale fosse risolta.
Il 18 novembre la Chiesa ha onorato quest’uomo, che l’ha sempre amata profondamente, per il suo coraggio nel dire la verità e la sua pazienza nell’aspettare che le proprie idee fossero accettate, durante la solenne cerimonia di beatificazione. Nel corso della storia, i santi sono stati convinti che la Chiesa sia amata e servita con deliberata lentezza, poiché ritengono che alcuni aspetti della verità siano scoperti in anticipo e richiedano tempo per svilupparsi nella mente e nei valori delle persone. È accaduto nel caso di alcuni santi che la storia deve essere ricordata: come non pensare allo stesso San Filippo Neri, che ha guidato i cambiamenti pastorali di Roma come ufficialmente verificati? Egli attese con la stessa dedizione di Rosmini che si facesse luce sull’identità del suo Oratorio. E la luce è sempre presente, nella fedeltà e nell’amore per la Chiesa.
Come arrivare al Collegio Rosmini
Arrivare al Collegio Rosmini non è difficile, servito dalle strade di maggior scorrimento del paese, una volta impostato il navigatore per arrivare a Stresa, trovarlo grazie alle indicazioni non sarà difficile.
In auto: dalla A26 uscire a Carpugnino. Proseguendo in direzione di Stresa si incontra il complesso sulla destra.
In treno: la stazione ferroviaria di riferimento è quella di Stresa, situata sulla linea ferroviaria che congiunge Milano a Domodossola.